Grazie alle scoperte di Ercolano e Pompei, inizia nel XVIII secolo un capitolo nuovo nella storia dell’uso dei marmi colorati: si realizzano oggetti, soprattutto piani di tavoli a commesso, che in un primo tempo costituiscono veri e propri souvenirs o diventano motivo di curiosità per gli appassionati della classicità giunti a Roma per ammirarne le vestigia.
Talvolta, si acquistava un piano in marmo antico (tavoli a commesso) per avere un documento da tenere continuamente sotto gli occhi, una specie di prontuario di pratica consultazione, a volte lo si utilizzava solo per mera finalità decorativa. Il piano a commesso in marmo romano è certamente opera di grande abilità artistica, ma la sua funzione vuole essere, al di là di quella pratica, soprattutto quella di fornire un documento visivo di pietre ormai scomparse dall’attualità, e relegate nel mondo dell’antica Roma.
Anche in altre città, comunque, esistevano opifici per la lavorazione dei marmi e delle pietre dure, di cui quelli di Firenze e Napoli erano i più significativi. Firenze e Napoli importavano marmi da Roma per la lavorazione in commesso, ma questo materiale veniva mescolato a componenti non marmoree: madreperla, coralli, agate, cristallo di rocca, lapislazzuli, malachite, diaspri. Il risultato, di grande ricchezza e di particolare finezza.
Numerosi artigiani marmorai cominciarono a lavorare marmi antichi fabbricando diversi oggetti e i piani di tavoli furono costruiti assemblando diverse qualità di materiale antico, una moda che durerà fino all’Ottocento inoltrato. Preziosi tavoli ricordo trovarono posto nelle abitazioni degli intellettuali e degli amatori di tutta Europa.
F.C.